Cuba e la “dipendenza” dal turismo: che fare ora?
Lo scoppio della pandemia ha privato Cuba della sua seconda fonte di reddito. Il paese dovrà trovare un delicato equilibrio tra salute ed economia
Fa un certo effetto vedere il famoso Malecón de L’Avana riprendere vita. I pescatori che tornano al loro agognato muro, lo sguardo dei giovani innamorati perso nel tramonto, gli sportivi che corrono con la splendida vista del mare, tutta la città disfrutando di una delle cornici più impressionanti della capitale.
I parchi si riempiono di bambini; i luoghi simbolo della città, come il caffè Coppelia e il Capitolio, vuoti e surreali per mesi, ricominciano ad affollarsi. A poco a poco la vita ritorna. Quello che ancora non ritorna, però, è il turismo internazionale: non c’è coda alla Bodeguita del Medio, nessuno che compra sigari nelle viuzze dell’Avana Vecchia, le auto d’epoca cariche di passeggeri intenti a scattarsi selfie non sfrecciano per le strade del Vedado.
Quando torneranno i turisti? Non che la loro mancanza si senta particolarmente, anzi, ma va tenuto in considerazione che il comparto rappresenta per un numero incalcolabile di cubani l’unica fonte di reddito.
Dopo un 2019 sfortunato, in cui il turismo dell’isola è passato da una previsione iniziale di oltre 5 milioni di visitatori a una realtà che non ha raggiunto i 4,3 milioni, anche a causa delle forti restrizioni imposta dal governo statunitense, il Ministero del Turismo (Mintur) aveva scommesso su una discreta crescita delle attività nel 2020. L’obiettivo era quello di raggiungere 4,5 milioni e mezzo di turisti e di recuperare parzialmente le perdite dell’anno precedente, rafforzando i mercati emergenti rappresentati da Russia e Cina, e cercando di mantenere o recuperare i mercati tradizionali come il Canada e i Paesi europei.
Con l’arrivo della pandemia, il congelamento dell’attività turistica a livello globale e la decisione delle autorità di “chiudere” il Paese, Cuba è stata improvvisamente privata della sua seconda fonte principale di reddito e responsabile del 10% del Pil e di mezzo milione di posti di lavoro.
Quali sono state quindi le misure immediate prese dalle autorità? Nonostante la chiusura delle frontiere – la cui apertura, prevista per la terza fase di de-escalation, non è stata ancora definita -, alcune strutture sono rimaste attive ospitando turisti e uomini d’affari, mentre altre sono state convertite come centri di isolamento. Inoltre, si è approfittato del periodo di chiusura degli alberghi per lavorare alla loro costruzione e manutenzione, e sono stati redatti protocolli sanitari per la ripresa delle attività.
Nel caso specifico del turismo, il governo, nel piano di recupero post-Covid-19, ha previsto inizialmente l’apertura del solo mercato nazionale, che comprende parte della rete alberghiera e il cosidetto “campismo nacional”, distribuito su tutto il territorio nazionale.
Anche se non ha – almeno non ancora – il potenziale per rilanciare il settore e non si avvicina ai profitti ricavati dai visitatori stranieri, il mercato interno è cresciuto negli ultimi anni ed entro il 2020 potrebbe avere un peso ancora maggiore. Secondo i dati ufficiali, nel 2018 i turisti nazionali sono stati oltre 1,6 milioni, il che significa un aumento del 23,4% rispetto al 2017, mentre la scorsa estate l’aumento è stato del 15%.
Nel futuro prossimo, la sfida per il settore del turismo cubano sarà quella di bilanciare economia e salute; cercare di recuperare a livello economico senza mettere a repentaglio le conquiste nel controllo della pandemia e cercando di puntare, insieme ad attrazioni tradizionali, a garantire un senso di sicurezza basato sull’igiene e il rispetto delle norme sanitarie, che secondo il parere degli esperti, assumerà maggiore rilevanza nella riconfigurazione dell’industria del turismo durante il periodo post-pandemico.
In questo contesto, l’Agenzia italiana per al cooperazione allo sviluppo (Aics), continua ad appoggiare il turismo sostenibile e responsabile attraverso le iniziative di sviluppo territoriale in sinergia con il Piano Nazionale indicato da Cuba: un turismo inclusivo con particolare attenzione al cambiamento climatico.
Cuba, isola felice libera dal coronavirus, osserva l’evolversi della pandemia nel resto del continente americano (la cui situazione sembra peggiorare sempre di più), in attesa di un ritorno alla normalità; e se questa dovesse tardare a ritornare, non ci sono dubbi: i cubani hanno dimostrato in più occasioni di sapersi adattare a sfide ben più complesse di questa.