ETIOPIA
Le agricoltrici in Sud Sudan: protagoniste della sicurezza alimentare del Paese
In Sud Sudan, la produzione di cereali, che impiega il 78% della popolazione, è prevalentemente a gestione femminile. Aics lavora con i suoi partner nel Paese formando le donne sulla produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli
Le agricoltrici rappresentano oltre un quarto della popolazione mondiale e sono protagoniste attive dello sviluppo economico, sociale e ambientale del pianeta. Se in Italia, in base ai dati Istat 2021, sono 233 mila le donne impiegate complessivamente in agricoltura, il 27% della forza lavoro, nei paesi in via di sviluppo rappresentano circa il 43% e producono la maggior parte del cibo disponibile, ricoprendo così un ruolo primario per la sicurezza alimentare.
Esiste tuttavia un forte squilibrio tra l’attività agricola gestita dalle donne e quella condotta dagli uomini: le lavoratrici non hanno sempre un adeguato accesso alle risorse e ai servizi essenziali, come terra, reddito e formazione. Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), consentire alle donne l’accesso alle stesse risorse di cui gli uomini usufruiscono, potrebbe aumentare la produzione alimentare fino al 30%, eliminando potenzialmente la fame per 150 milioni di persone.
In Sud Sudan, il 78% della popolazione dipende dalla produzione cerealicola, gestita prevalentemente dalle donne. La differenza di genere nell’agricoltura si aggiunge alla già esistente sfida per l’accesso al cibo per la maggior parte della popolazione, a causa del conflitto prolungato nel pPese: l’abbandono forzato dei campi e l’interruzione della semina a causa delle violenze intercomunitarie hanno fatto crescere la minaccia di carestia. Inoltre, a causa dell’inadeguatezza delle infrastrutture di stoccaggio, molto cibo viene perso prima che raggiunga i mercati. A tutto questo si aggiunge l’irregolarità climatica che ostacola ulteriormente le attività agricole e la sicurezza alimentare e le misure restrittive introdotte a causa del Covid-19 che hanno avuto un impattato negativo per le donne.
Aics lavora in Sud Sudan con l’organizzazione Vides – Volontariato Internazionale Donna Educazione Sviluppo, le Salesian Sisters di Don Bosco – Figlie di Maria Ausiliatrice di Gumbo e con la Mazzarello Women Multi Purpose Co-operative society Ltd – Mwc di Gumbo, per contribuire alla sicurezza alimentare e alla corretta nutrizione del paese, attraverso lo sviluppo di un’agricoltura sostenibile e la formazione delle agricoltrici.
Nello Stato del Warrap, nel nord-ovest del Sud Sudan, dove le risorse sono innumerevoli, ma la fame è un problema continuo, la Mwc contribuisce alla formazione delle agricoltrici condividendo le conoscenze e le competenze acquisite con la loro esperienza e incoraggiandole a superare i limiti legati alla produzione domestica. Nell’ambito del corso rivolto alle agricoltrici, la Mwc organizza delle sessioni formative su produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli. Un magazzino è a disposizione delle agricoltrici per conservare i prodotti in attesa del momento adatto per rivenderli sul mercato. A Tonj, Elena I., responsabile dei progetti finanziati da Aics spiega che il primo gruppo di 35 donne ha iniziato la formazione a luglio. “Erano talmente entusiaste che volevano per forza cominciare prima dell’inizio del progetto”, afferma.
Infine, componente importante del progetto, è la promozione di una società pacifica e inclusiva, tramite dei workshop sulla costruzione della pace. In tale ottica il progetto si rivolge direttamente a donne appartenenti a gruppi etnici differenti, in particolare a donne rifugiate, che si ritroveranno a lavorare insieme per il raggiungimento di un obiettivo comune e a condividere mezzi e risorse. Sostenere la produzione alimentare e ricostruire il settore agricolo sono elementi fondamentali per il lavoro, la pace e la stabilità del paese. Senza sicurezza alimentare non c’è pace duratura.
L’iniziativa sarà implementata a breve anche nella contea di Juba. “La capitale del Sud Sudan è in continua crescita demografica nonostante non vi sia una crescita economica che ne giustifichi l’urbanizzazione, infatti, lo sfollamento causato dal conflitto, ha creato negli ultimi anni delle aree periurbane, dove l’accesso al cibo e a fonti di reddito è molto limitato”, spiega Simone Cerqui, coordinatore dei progetti di Emergenza di Aics in Sud Sudan. Il progetto di Vides interverrà in aree classificate dall’Integrated Food Security Phase Classification, strumento internazionale per la classificazione dell’analisi nutrizionale e accesso al cibo nella Fase 3, ovvero in una acuta crisi alimentare, favorendo il passaggio alla Fase 2 di moderata insicurezza alimentare.