Giordania: un piano di azione per il reinserimento socio-economico delle donne sfollate in Iraq
Rifugiate, sfollate, appartenenti a minoranze etniche o religiose, o semplicemente donne vittime di discriminazioni, in larga misura escluse dall’attività politica, economica e sociale, e soggette a pratiche dannose quali matrimonio infantile, mutilazione genitale, sfruttamento e abuso sessuale, oltre a delitto d'onore e violenza domestica.
Alla lunga storia di violazione dei diritti umani che le donne subiscono in tutto il mondo in nome della questione di genere, si aggiunge la complessità dell’assistenza nelle aree di crisi e post-conflitto, in cui la vulnerabilità delle donne è esacerbata da contesti sociali ed economici indeboliti e fragili.
In tali contesti, donne e ragazze subiscono direttamente e indirettamente le conseguenze dei conflitti, poiché maggiormente esposte a violenza, smembramento del nucleo familiare, dislocamento, perdita dei mezzi di sussistenza e difficoltà di accesso a servizi pubblici di base come salute e formazione scolastica. In molti casi i servizi di maternità e salute riproduttiva sono insufficienti, i centri di assistenza e siti di distribuzione lontani dal campo di accoglienza o dai campi informali, le informazioni non facilmente accessibili, la capacità decisionale limitata. In determinati casi, l’esposizione alle violazioni dei diritti umani può essere accompagnata dall’ulteriore persecuzione dovuta all’appartenenza a minoranze etniche o religiose.
L’inclusione delle donne nel processo di ricostruzione in aree colpite da crisi è quindi un’opportunità per ripristinare dignità e indipendenza, rafforzando nel contempo l’autosufficienza delle donne e la loro capacità di impegnarsi in attività economiche, e rendendole cosi partecipi dell’impegno comune per la costruzione di società più durature, pacifiche e inclusive.
Nell’Iraq colpito negli anni da ondate di crisi, dal conflitto Iran-Iraq negli annni ’80 al recente insorgere dello Stato Islamico, la World Bank registra ad oggi il sesto più alto tasso di dislocamento forzato nel mondo e il terzo più alto numero di sfollati interni (IDPs). Con migliaia di persone fuggite dalle proprie case e il numero di IDPs che supera ormai il dieci per cento della popolazione, il concetto di resilienza delle comunità di sfollati nel fragile contesto dell’Iraq e in particolare nella regione del Kurdistan iracheno costituisce evidentemente un focus fondamentale degli interventi umanitari e di sviluppo. Così come è fondamentale una programmazione delle iniziative attenta alle questioni di genere per garantire pari opportunità di intervento e per migliorare lo status socio-economico delle donne.
Con questa visione di una società inclusiva, la Cooperazione italiana in Iraq collabora con organizzazioni internazionali e istituzioni locali per offrire sostegno alle opportunità di educazione e sostentamento a donne e giovani ragazze, promuovere spazi di confronto e rafforzare misure di reinserimento sociale e lavorativo. Così le parole di Ruweida, trainer presso la Casa delle Donne istituita nell’ambito di un progetto finanziato da AICS nella città di Qaraqosh colpita dal conflitto, diventano le prime frasi di una storia di ricostruzione e rinascita ancora da raccontare, in cui le donne hanno un ruolo attivo e significativo: “now that I am teaching here, our dream is to open a salon in the town, which is still partly destroyed but in need of commercial activities”.
Una pluralità di interventi a breve e lungo termine, volti ad aumentare la resilienza della popolazione sfollata e di returnees, ha permesso inoltre di fornire servizi base di salute riproduttiva sia nei campi, mediante cliniche mobili, che nelle comunità ospitanti, grazie al supporto a centri sanitari primari. Screening e mappatura di donne in età fertile, di donne in gravidanza e di bambini sotto i 5 anni, nonché la riabilitazione di strutture pubbliche ed il rafforzamento del supporto a donne vulnerabili, hanno permesso di garantire servizi socio-sanitari alle minoranze restituite ai distretti colpiti dalla crisi.
Sulla linea di una programmazione sempre più attenta all’empowerment femminile, e per aumentare la consapevolezza di cause e conseguenze della disuguaglianza di genere e sviluppare la capacità di prevenire e rispondere alla violenza, la Cooperazione italiana ha promosso campagne di sensibilizzazione volte alla diffusione del rispetto reciproco fra i sessi e il superamento degli stereotipi, oltre a rafforzare le tecniche di intervento psicosociale attraverso la formazione specifica di insegnanti, psicologi scolastici e assistenti sociali su temi, tra gli altri, di Psicological First Aid (PFA), Resilience Group (RG), Sexual and Gender-Based Violence (SGBV) e “communication with communities”.
A coronamento delle attività di protection e advocacy a favore delle donne, in occasione della campagna globale 16 Days of Activism for No Violence Against Women and Children 2018, la sede AICS di Amman competente per l’Iraq ha voluto inoltre dare voce alle donne e ragazze provenienti dai gruppi più svantaggiati, raccogliendo nella pubblicazione ”We Women” le attività a supporto delle donne all’interno dei programmi umanitari e di sviluppo in Iraq e nel Kurdistan Iracheno.