Il lavoro dell’Aics Beirut per la tutela dei diritti umani nelle prigioni del Libano
Nelle carceri sovraffollate del Paese che si affaccia sul Mediterraneo, a partire da Roumieh, il più grande in assoluto, la cooperazione italiana è presente con progetti a sostengo dei detenuti più fragili e per il miglioramento delle condizioni di vita.
Ahmed, il nome è di fantasia, sorride mentre tira fuori dal forno il pane che tra poco finirà sui tavoli della mensa del carcere di Roumieh e di altri istituti di pena libanesi. Tra pochi mesi finirà di scontare la sua condanna e tornerà libero. “Nell’ultimo anno qui nella cucina del carcere ho imparato un mestiere e spero che mi sarà utile per ricostruirmi una nuova vita quando rientrerò nel mio villaggio.” Ahmed è uno dei molti detenuti che lavorano nella panetteria e nella cucina del più grande e affollato carcere del Libano, strutture che recentemente sono state completamente rinnovate grazie a un’iniziativa finanziata dagli uffici di Beirut dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics).
“Il grado di civiltà di uno Stato si misura dal grado di civiltà delle sue prigioni”, affermava Voltaire già nel 1700. In Libano la maggioranza degli istituti penitenziari non è conforme agli standard internazionali, anche in materia di tutela dei diritti umani, e i detenuti vivono spesso in condizioni di estremo disagio. Molte strutture sono state realizzate durante il mandato francese, alcune addirittura durante l’Impero Ottomano. I dati ufficiali mostrano un aumento degli incidenti nelle prigioni durante gli ultimi anni, mentre la popolazione carceraria è il doppio della massima prevista.
La Cooperazione Italiana è uno dei principali donatori attivi nelle strutture detentive del Paese per il miglioramento delle condizioni di vita dei detenuti e per il loro recupero psico-sociale. Negli anni sono state realizzate, e sono tuttora in corso, iniziative per cinque milioni di euro a supporto del governo libanese per migliorare le condizioni di detenzione con particolare attenzione alle fasce vulnerabili, quali, minori, donne e persone con disturbi psichici.
Tra i programmi realizzati in varie prigioni libanesi le maggiori attività riguardano il penitenziario di Roumieh, il più grande e popolato del Paese. Attualmente ospita circa 3.700 detenuti, al suo interno una sezione per i minori e la “Casa Blu”, una struttura destinata ai prigionieri classificati con disturbi psichici. Diverse attività a tutela dei diritti umani promosse e finanziate da Aics Beirut sono state realizzate all’interno di questa prigione, grazie alla collaborazione con l’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (Unodc) e con le istituzioni locali coinvolte nella gestione del sistema carcerario del Paese.
A fine dicembre la Direttrice di Aics Beirut, Alessandra Piermattei, e gli esperti della Sede, insieme a personale di Unodc, hanno visitato la prigione per valutare i risultati raggiunti e progettare gli interventi da realizzare nel prossimo futuro. È stata visitata la “Casa Blue”, che ospita circa 70 detenuti particolarmente vulnerabili, dove sono stati effettuati lavori di ristrutturazione dell’edificio con nuove celle e servizi igienici, fornitura di letti, una sala polifunzionale, attualmente destinata all’isolamento di detenuti a rischio Covid-19, ed è stato creato un cortile esterno dove i detenuti possono passare due ore al giorno a turno. Nella sezione per i minori, che ospita circa 100 ragazzi dai 12 ai 18 anni, con il contributo italiano è stata realizzata una serra e una carpenteria e sono state finanziate attività scolastiche e di formazione professionale. A servizio di tutti i detenuti e del personale carcerario la cucina centrale e il forno del carcere dove lavorano i detenuti preparando 3.900 pasti al giorno e pane fresco che soddisfano il fabbisogno di Roumieh e delle detenute donne a Baabda e Barbar El Khazen.
Quello di Roumieh è uno dei progetti per il miglioramento delle condizioni di vita di uomini e donne in detenzione realizzati dal 2009 in 15 carceri del Paese mediorientale. Il primo febbraio è stato firmato l’accordo per l’affidamento a ad Arci Culture Solidali (Arcs), in partnership con le organizzazioni della società civile locali Ajem e Mouvement Sociale, di un’iniziativa che prevede interventi in diversi istituti di pena libanesi. Il progetto comprende diverse attività, dalla riabilitazione delle istituzioni carcerarie femminili alla realizzazione di attività di assistenza legale e psico-sociale ai detenuti, con particolare attenzione alle fasce vulnerabili e attività di recupero e reinserimento sociale per chi ha scontato la pena. Partner saranno i ministeri di Interni, Giustizia e Affari sociali, osc locali e internazionali, con la collaborazione del Garante dei detenuti italiano.