Il lungo cammino del Mozambico verso l’inclusione dei giovani con disabilità
L’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, attraverso un’iniziativa finalizzata a promuovere l’inclusione sociale ed economica delle persone con disabilità, ha garantito a decine di mozambicani la possibilità di accedere a percorsi di formazione professionale.
Il Mozambico ha adottato i principali strumenti legislativi a tutela dei diritti delle persone con disabilità, come la Convenzione Internazionale sui Diritti delle Persone con Disabilità delle Nazioni Unite (Uncrpd), ratificata nel 2012. La Costituzione del Mozambico dedica due articoli specifici (artt. 37 e 125) alle persone con disabilità, ed esiste una Politica nazionale della persona con disabilità istituita nel 1999 che tutela, fra gli altri, il diritto all’integrazione nella famiglia e nella comunità e all’educazione, al lavoro e alla protezione sociale. Il Decreto 53 del 2008, infine, stabilisce dispositivi per consentire l’accessibilità e la mobilità delle persone con disabilità in luoghi pubblici. Esiste insomma una pluralità di strumenti a tutela delle persone con disabilità, che si sommano agli impegni assunti dal Mozambico a livello internazionale, non ultima l’Agenda 2030 della Nazioni Unite. Ciononostante, la correlazione tra disabilità e povertà continua a prevalere, in Mozambico come in altri Paesi in via di sviluppo.
Quello dell’inclusione sociale ed economica è un percorso ancora in salita nel Paese. Gli strumenti adottati dal governo sono poco conosciuti e applicati; in più, a fronte di un’evoluzione del concetto di disabilità, che vuole un’effettiva emancipazione delle persone con disabilità perché siano protagoniste dei processi che le riguardano, le politiche in vigore si basano su definizioni obsolete, che implicano un approccio assistenzialista da parte delle istituzioni. A questo si aggiunge il fatto che l’accesso alle tecnologie, uno strumento prezioso per migliorare la vita quotidiana delle persone diversamente abili (si pensi per esempio ai software di lettura per i non vedenti), è ancora scarso in Mozambico, riguardando appena il 6,6 per cento dei mozambicani.
Secondo l’ultimo censimento del 2017, su 27,9 milioni di abitanti, la disabilità riguarda il 2,6 per cento della popolazione (anche se le associazioni delle persone con disabilità ritengono che questa percentuale non rifletta la situazione attuale). Il gruppo a maggior rischio di esclusione sociale ed economica è rappresentato dai giovani, che rimangono fuori dai percorsi formativi e di conseguenza dal mercato del lavoro. I Centri di Formazione Professionale (Cfp) del Paese spesso non sono in grado di garantire l’accesso ai corsi a ragazzi e ragazze con disabilità: in molti casi le strutture non sono adatte ad accogliere studenti con disabilità fisiche, e scarseggiano risorse e personale dedicato. Vista la difficoltà nell’accesso alla formazione, i giovani che vivono questa condizione hanno più difficoltà degli altri ad inserirsi sul mercato del lavoro: secondo dati ufficiali, fra il 2013 e il 2015 in Mozambico sono stati creati 46.200 posti di lavoro, dei quali appena 1.576 sarebbero stati assegnati a persone con qualche tipo di disabilità.
È in questo contesto che nel 2018 l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) ha lanciato l’iniziativa “Pin: percorsi partecipativi per l’inclusione economica dei giovani con disabilità in Mozambico” realizzata attraverso le organizzazioni della società civile Aifo, Iscos e Terre des Hommes e in partenariato con la Federazione mozambicana delle associazioni delle persone con disabilità (Famod). L’Agenzia ha voluto investire sull’inserimento scolastico e professionale dei giovani con disabilità, finanziando i lavori di riadattamento infrastrutturale nei Centri di formazione professionale del Paese e accompagnando i giovani con disabilità nella ricerca di impiego, anche attraverso le tecnologie digitali. Così, i Centri di formazione di Malhazine (provincia della capitale Maputo), Beira e Pemba, le principali città del Paese, sono stati resi maggiormente accessibili secondo le raccomandazioni della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e le necessità specifiche di ogni istituto, valutate attraverso un audit di accessibilità basato sullo strumento Disc (Disability Inclusion Score Card). I Centri sono stati inoltre dotati di laboratori multimediali con tecnologie accessibili e punti di accesso gratuito e universale a sistemi di wi-fi a banda larga, e di uffici per l’Inclusione, che risponderanno alle richieste e necessità dei giovani studenti con disabilità. 120 studenti con disabilità hanno ricevuto borse di studio per frequentare corsi professionalizzanti in diversi settori (come Informatica, Elettronica, Segreteria, Amministrazione, Gestione delle risorse umane con Informatica ed Inglese), e più di 300 persone hanno ricevuto formazione su temi come metodologie didattiche inclusive, corsi di braille e di Lingua dei Segni mozambicana, metodologia di ricerca emancipatoria e Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Tic) abilitanti.
Le Tic intese come strumento per favorire l’inclusione hanno avuto un ruolo centrale: tra le attività realizzate, una conferenza internazionale organizzata a Maputo insieme all’Istituto Nazionale per il Governo Elettronico del Mozambico, all’Università Eduardo Mondlane e all’Università Metropolitana di Oslo, per sensibilizzare le istituzioni e la popolazione sui temi delle tecnologie assistive, quegli strumenti digitali che rendono accessibili e utilizzabili i prodotti informatici a persone con disabilità (tra gli altri, lettori di schermo o tastiere braille per non vedenti, puntatori mouse). Sempre sul tema delle tecnologie per l’inclusione, è stato organizzato un hackaton (novembre 2019) di 72 ore che ha coinvolto decine di giovani innovatori e sviluppatori mozambicani. L’obiettivo? Proporre soluzioni digitali per favorire l’accesso delle persone con disabilità alla formazione professionale e al mercato del lavoro. Uno dei due team vincitori della competizione ha ricevuto un finanziamento per sviluppare l’App “Emprego Inclusivo” (“Lavoro Inclusivo”), oggi in fase di finalizzazione: si tratta di una piattaforma inclusiva che favorisce l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, dove le persone con disabilità possono facilmente consultare le posizioni aperte pubblicate dalle imprese e presentare la propria candidatura.
Il coinvolgimento attivo delle organizzazioni locali di persone con disabilità, rappresentate dal Famod, è stato continuo, nell’ottica di rendere le persone con disabilità protagoniste dei processi decisionali che le riguardano: un approccio riassunto nello slogan “niente su di noi senza di noi”, che abbinato ad azioni di capacity building e all’utilizzo di tecnologie assistive, può portare ad una reale emancipazione
L’iniziativa si è conclusa il 5 febbraio, con una cerimonia alla quale hanno partecipato la direttrice dell’Aics di Maputo, Ginevra Letizia, il Segretario nazionale per la Gioventù e l’Impiego, Oswaldo Petersburgo, le autorità locali mozambicane e i rappresentanti di organizzazioni della società civile italiane e mozambicane. L’evento si è realizzato al Centro di formazione professionale di Malhazine: per l’occasione, sono stati consegnati tre pulmini per il trasporto degli studenti con disabilità fisica, acquistati nell’ambito del progetto, e dei “kit di auto impiego” agli studenti più meritevoli, con gli strumenti del mestiere che permetteranno agli alunni di avviare le proprie attività in autonomia.