Inondazioni in Sudan: con la cooperazione, sviluppo oltre l’emergenza
Il sostegno dell'Aics durante le inondazioni che hanno colpito il Paese il mese scorso al centro di un incontro del Festival di Sviluppo sostenibile promosso da Asvis
Aiutare la popolazione sudanese a far fronte all’emergenza inondazioni, sia nella fase di primissima assistenza, sia in quella successiva orientata allo sviluppo. Questa la missione della Cooperazione italiana nell’area di Mayo, un quartiere tra i più poveri alla periferia della capitale Khartoum – dove vivono circa 600.000 persone in gran parte rifugiati e sfollati – particolarmente colpito dalle forti alluvioni che hanno devastato il paese a partire dallo scorso luglio, costringendo il governo sudanese a dichiarare lo Stato di emergenza per i prossimi tre mesi.
Se ne è parlato lo scorso 4 ottobre nel corso dell webinar “Sudan floods – the Italian contribution to Disaster Risk Reduction” organizzato dall’Ufficio dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) di Khartoum, insieme all’ambasciata d’Italia in Sudan. L’incontro online si è tenuto nell’ambito dell’edizione 2020 del Festival dello Sviluppo Sostenibile promosso dall’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis).
L’evento è stato moderato dal titolare della sede Aics di Khartoum, Vincenzo Racalbuto, e si è svolto alla presenza dell’ambasciatore d’Italia in Sudan, Gianluigi Vassallo, la focal point Arwa Khogali per la protezione sociale del ministero del Lavoro e dello Sviluppo sociale sudanese, l’advisor del segretario generale delle Nazione Unite sul cambiamento climatico, Nisreen Elsaim, e Simone Gabellani della Fondazione Cima – centro di eccellenza della Protezione civile italiana – che ha presentato il rapporto tecnico elaborato a Khartoum lo scorso marzo e illustrato gli interventi per mitigare il rischio delle inondazioni e degli allegamenti.
L’ambasciatore Vassallo ha ricordato che il Sudan è stato colpito duramente dalle alluvioni causando la distruzione totale o parziale di circa 170.000 case, oltre 500.000 sfollati, la distruzione di 1.700 ha di terreni agricoli e la morte di più di 5.000 capi di bestiame. Questa calamità naturale non fa che aggravare la già grave insicurezza alimentare che sta colpendo il paese, con più di 9.5 milioni di persone vulnerabili di cui 2.5 milioni di bambini sotto i 5 anni malnutriti. Il diplomatico ha inoltre sottolineato la determinazione italiana ad operare per la realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, nel prossimo futuro anche attraverso l’articolato programma di impegni legati alla nostra responsabilità di co-chair con il Regno Unito della prossima Conferenza sui cambiamenti Climatici (Cop-26).
Racalbuto ha sottolineato che l’intervento della cooperazione italiana nell’area di Mayo è iniziato sin dal mese di marzo scorso. “Ogni anno questa area viene sommersa dall’acqua con conseguenze disastrose per la popolazione, situazione per altro ulteriormente aggravata dall’assenza di qualsiasi tipologia di servizi. Il nostro intervento si attua attraverso due modalità: la primissima emergenza in cui- sia in gestione diretta sia le nostre Osc Aispo – Coopi ed Emergency – intervengono con azioni mirate nei settori nutrizione, acqua e igiene, salute e protezione e la seconda modalità e quella che presenta già un approccio di sviluppo coerentemente alla strategia Nexus nella sua progressione dall’umanitario allo sviluppo.