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KENYA
Fronteggiare i cambiamenti climatici nell’Antropocene: il contributo italiano alla prevenzione dei disastri

Il sostegno dell'Italia all’Undrr con tre milioni di euro nel 2020 ha permesso la creazione a Nairobi della prima sala per il monitoraggio dei rischi e dei disastri in che ora è un punto di riferimento nella regione e ha aperto la strada ad altre innovazioni

Le piogge di quest’anno, in Kenya, sono state ben sopra alla media. Hanno portato alla memoria di molti una delle pagine infelici nei libri di storia del Paese: l’impatto di una stagione delle piogge della durata di dieci mesi che colpì i keniani nel 1997. Quando le piogge iniziarono, nel maggio di quell’anno, molte persone immaginarono che sarebbero diminuite nel giro di giorni o settimane, e invece durarono fino a febbraio 1998.

Anche quest’anno il dipartimento meteorologico del Paese aveva annunciato precipitazioni superiori alla media, a causa del fenomeno noto come El Niño, lo stesso responsabile dei disastri di ventisette anni fa. El Niño è un fenomeno climatico globale che emerge dalle variazioni dei venti e delle temperature della superficie dell’Oceano Pacifico tropicale, che generalmente causa precipitazioni intense in tutto il mondo, e che ha una cadenza che varia tra i due e i sette anni.

E purtroppo le previsioni si sono rivelate accurate: al momento solo in Kenya, si contano più di 270 decessi, quasi 50mila persone sfollate, 61.309 acri di terreni agricoli distrutti, secondo i dati della Croce Rossa di maggio. Negli altri Paesi della regione, Tanzania, Somalia, Burundi e Rwanda, la situazione non è certo migliore. E le piogge sembrano non volersi fermare.

Secondo il Centro per le previsioni e le applicazioni climatiche dell’Autorità Intergovernativa per lo Sviluppo (Igad Climate Prediction and Applications Centre – Icpac), da giugno a settembre di quest’anno si prevedono precipitazioni superiori alla media e temperature più elevate del normale su gran parte del Corno d’Africa, con conseguenti problemi legati al settore agricolo nei paesi.

Guleid Artan, direttore della sala situazionale dell’Icpac appena fuori Nairobi, sottolinea come l’aleatorietà di questi pattern metereologici sia una grande sfida per la regione, nonostante gli strumenti di previsione siano sempre più accurati e i sistemi di early warning e prevenzione dei disastri siano sempre più efficaci, anche grazie al contributo italiano. Nel 2020 è stato infatti concesso dall’Italia un primo contributo di tre milioni di euro all’Ufficio delle Nazioni Unite per la Riduzione dei Disastri (Undrr – United Nations Office for Disaster Risk Reduction) che ha permesso la creazione a Nairobi della prima sala per il monitoraggio dei rischi e dei disastri (proprio quella appena menzionata) e la formazione di funzionari sulla prevenzione dei disastri climatici. Questa sala è ora un punto di riferimento nella regione, e in questo periodo di El Niño il suo ruolo è fondamentale nell’informare il governo e i Paesi della regione con previsioni accurate, in grado di aiutare nell’elaborazione di piani di mitigazione del rischio, che possano prevenire disastri.

La storia però non si conclude in Kenya ma anzi, ha un respiro, si può dire, “continentale”. La sala di Ngong è infatti parte di una rete continentale di situation room gestite dall’ Unione Africana all’interno dell’African Multi-Hazard Early Warning and Action System: un embrione di Protezione Civile africana con una rete informativa e di coordinamento per gli organi dell’Unione Africana e dei Paesi partner, ma anche con un sistema continentale di allerta rapida in grado di attivare azioni tempestive in caso di emergenza. Nel corso del 2022 e 2023 Undrr, grazie al contributo italiano, ha inaugurato la sala di coordinamento principale ad Addis Abeba (presso l’Unione Africana) e la sala distaccata di Abuja (Nigeria), mentre nel giugno di quest’anno verrà inaugurata una nuova situation room a Dar Es Salaam, in Tanzania.

Anche in Tanzania, come in Kenya, il cuore pulsante sarà la piattaforma open source myDewetra, un’eccellenza nel campo della riduzione dei rischi e della gestione delle emergenze sviluppata dalla Protezione Civile italiana e dalla Fondazione Cima, approvata dall’Organizzazione Metereologica Mondiale.

Nell’era dell’Antropocene, in cui l’impatto dell’essere umano sta cambiando l’ecosistema terrestre a causa della pressione sempre crescente sulle risorse, i cambiamenti climatici e i disastri causati dall’attività umana sono sotto gli occhi di tutti e rappresentano una sfida globale: grazie a partnership come questa e alla condivisione di esperienze tra Paesi, siamo sempre più pronti ad affrontarle, senza lasciare nessuno indietro.

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