![Il silos del porto di Beirut avvolto dai fumi poco dopo l’esplosione](https://www.aics.gov.it/oltremare/wp-content/uploads/2022/07/01-scaled.jpg)
LIBANO
Beirut, la faticosa rinascita dopo l’esplosione del 4 agosto 2020
Il Libano sta affrontando una delle più difficili fasi della sua storia, segnata dalla crisi economica e dalle conseguenze della pandemia di Covid-19. Un bilancio a due anni dall'esplosione che ha devastato il porto di Beirut aggravando le condizioni di vita di milioni di persone
“Due anni fa sono venuto qui a vedere con i miei occhi, perché non volevo credere che anche il silos fosse crollato”. Sono passati due anni da quel 4 agosto 2020 quando, alle 18:06, l’esplosione al porto devastava Beirut. Agop, che vive a Bourj Hammoud, una delle aree più colpite dall’onda d’urto, ha avuto la casa semidistrutta, ma lui e i suoi cari sono rimasti quasi illesi. “Appartengo alla generazione che ha vissuto la guerra, ma qualcosa di simile non lo avevamo mai sentito e visto prima” dice.
Il “silos”, la grande costruzione bianca che da sempre chiudeva l’orizzonte del porto di Beirut è ridotto in macerie. Era un simbolo della resilienza libanese, un enorme granaio che aveva resistito ai quindici anni dii guerra civile continuando a garantire pane al Libano. Oggi si discute se completare il suo abbattimento o conservarlo come memoria della tragedia di quel 4 agosto.
![02. La distruzione del silos del porto di Beirut](https://www.aics.gov.it/oltremare/wp-content/uploads/2022/07/02-1024x576.jpg)
La distruzione del silos del porto di Beirut. Crediti: Aics Beirut
L’esplosione ha provocato 300 vittime e più di 7.000 feriti, distrutto o danneggiato gravemente centinaia di edifici residenziali lasciando circa 300.000 persone senza casa, quattro grandi ospedali subirono danni pesanti, come decine di scuole e centinaia di piccole e grandi attività commerciali e industriali.
Al di là dei numeri spaventosi di questa tragedia, ad essere colpita è stata l’anima della città, i suoi simboli che testimoniavano la resistenza, come il silos, o la sua profonda e reale multiculturalità, come le gallerie d’arte e i locali di Mar Mikail e Gemmayzeh. “Quelle gallerie, quei bar, non erano solo i luoghi d’incontro dell’élite culturale o della movida dei giovani. Erano i posti dove le persone si incontravano, scavalcando gli steccati politici e religiosi. Erano un ponte reale tra Occidente e Medio Oriente” continua Agop.
Le strade alle spalle del porto assomigliavano a un bazar fatto da locali, ristoranti e negozi. Una collana impreziosita ancora da poche vecchie botteghe e forni per la manaoushe (la tradizionale pizza libanese) che sono stati travolti dall’onda d’urto. Beirut quel giorno è stata ferita, come mai prima nella sua storia millenaria, ma ancora una volta, come l’Araba Fenice, sta rinascendo dalle sue ceneri.
La casa di Agop è una di quelle riabilitate dal Cisp con un progetto finanziato da Aics Beirut. “Senza l’aiuto italiano e con i prezzi alle stelle non so se avremmo mai avuto la possibilità di rimettere tutto in ordine”. La riabilitazione delle case è solo una delle tante attività realizzate da alcune Osc italiane (Avsi, Cesvi, Cisp e Tdh), nel cratere dell’esplosione grazie al finanziamento di 2 milioni di euro di Aics Beirut.
![Agop nel suo salone](https://www.aics.gov.it/oltremare/wp-content/uploads/2022/07/04-1024x683.jpg)
Agop nel suo salone. Crediti: Aics Beirut
Si è trattato di un programma ad ampio raggio costruito in risposta alle conseguenze umanitarie, economiche e sociali dell’esplosione. Un’iniziativa che ha visto le Osc italiane riabilitare case, negozi e piccole imprese, fornire assistenza sanitaria e psicologica alle vittime, sostenere i più vulnerabili sul piano economico con l’accesso ai farmaci e la distribuzione di kit igienici, pacchi alimentari e materiale didattico. Interventi che si sono concentrati nelle aree più povere, e dove è maggiore la presenza di rifugiati siriani, tra quelle devastate dall’esplosione. “Beirut è come la mia casa – dice Agop – per rinascere ha bisogno dell’aiuto e del sostegno di tutto il mondo, di una comunità internazionale che, proprio come la capitale libanese, è capace di andare oltre gli steccati dell’ideologia e della religione”.
Queste iniziative rappresentano per la cooperazione italiana il passaggio dalla risposta all’emergenza all’impegno per la ricostruzione e la rinascita della città e del suo tessuto sociale e culturale. Infatti, nei giorni immediatamente successivi all’esplosione l’Aics ha erogato, grazie anche alla rimodulazione di iniziative in corso, 3,2 milioni di euro alla Croce Rossa Libanese, a quella internazionale e all’ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha). A questi finanziamenti hanno fatto seguito quello a Unicef, per la riabilitazione e il riarredo di alcune scuole pubbliche danneggiate e quello a Unesco per la riabilitazione del Museo Soursouk, la splendida villa in stile liberty libanese che al centro della capitale ospita il Museo comunale di arte contemporanea.
![09.Attività psicosociali ed educative con i bambini delle aree più colpite dall’esplosione](https://www.aics.gov.it/oltremare/wp-content/uploads/2022/07/11-1024x683.jpg)
Attività psicosociali ed educative con i bambini delle aree più colpite dall’esplosione
Il Libano ha lanciato un appello al mondo, e la cooperazione italiana, attiva nel Paese da quasi 40 anni, è ancora una volta al fianco delle istituzioni locali, come negli anni bui della guerra civile, con iniziative di emergenza, ma anche con interventi nel medio e lungo termine per assicurare la stabilità della società e rinforzare le capacità di risposta delle istituzioni locali per una adeguata risposta ai bisogni della comunità.