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LIBANO
L’impegno dell’Italia per affrontare la crisi e cercare la pace in Siria

Il 15 marzo scorso i siriani hanno ricordato l’inizio della guerra civile che da undici anni devasta il Paese. Un conflitto che, seppure dimenticato dal mondo occidentale, continua a mietere vittime e della quale è ancora oggi difficile immaginare la conclusione. Dalla fine del 2012 ad oggi, la cooperazione Italiana ha destinato oltre 325 milioni di euro in risposta alla crisi, solo in Siria è intervenuta con oltre 100 milioni destinati ad interventi in diverse regioni del Paese e attualmente sono in corso iniziative finanziate per un importo di 21,8 milioni

Il 9 e10 maggio  si è tenuta la VI Conferenza di Bruxelles per la Siria, il cui scopo principale è continuare a sostenere il popolo siriano nel Paese e nella regione e mobilitare la comunità internazionale per una soluzione politica al conflitto – che a marzo ha compiuto undici anni – in linea con la risoluzione 2254 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Come per le cinque edizioni precedenti, la Conferenza ha affrontato anche le questioni umanitarie e di resilienza più critiche che colpiscono i siriani e le comunità che ospitano i rifugiati siriani, in particolare Giordania, Libano e Turchia, nonché Egitto e Iraq.

La Conferenza ha fornito inoltre una piattaforma interattiva per il dialogo con la società civile e le Agenzie delle Nazioni Unite attive in Siria e nella Regione, attraverso l’organizzazione dei cosiddetti side event che si sono tenuti dal 26 aprile al 6 maggio.

Prima dell’inizio del conflitto in Siria abitavano poco più di 22 milioni di persone. Dopo 11 anni si stimano più di 400.000 morti, in maggioranza civili, e oltre metà della popolazione non vive più nelle proprie case, con 6,5 milioni di sfollati interni e altrettanti profughi. Questi ultimi sono concentrati principalmente nei Paesi confinanti, secondo le Nazioni Unite oltre 3,5 milioni sono in Turchia, circa 1,2 milione in Libano e oltre 700.000 in Giordania.

Attività ricreative per bambini

Attività ricreative per bambini. Crediti: Aibi

Per Unicef, oltre 13 mila bambini sono rimasti uccisi e almeno 3 milioni di bambini non vanno a scuola e quasi 6 mila bambini sono stati reclutati come soldati. Il 90% dei bambini ha bisogno di supporto economico e sanitario, mentre più dell’80% della popolazione vive ormai sotto la soglia di povertà.

Il 2021, almeno in apparenza, è stato un anno meno violento rispetto ai precedenti, non ci sono state rilevanti operazioni militari, registrando un più basso numero di vittime rispetto agli anni precedenti (3.746 vittime). I bollettini di guerra, però, raccontano soltanto una parte della realtà siriana. Il Paese è afflitto da una grave crisi economica e umanitaria da più di un decennio, situazione che ha continuato e continua ad aggravarsi.

L’economia siriana, per la guerra e per le pesanti sanzioni internazionali, è in caduta libera. Dall’ inizio della crisi la Lira Siriana si è deprezzata di 70 volte, a questo si aggiunge la dipendenza del Paese dalle importazioni straniere, a causa della quasi totale assenza di produzione interna. Fattori che hanno portato i prezzi medi del paniere alimentare ad aumentare del 97% nel periodo da dicembre 2020 a dicembre 2021. Il World Food Programme stima che nel 2021 circa 12,8 milioni di siriani (il 60% della popolazione) hanno avuto difficoltà nel procurarsi i generi alimentari. Un numero cresciuto di 4,5 milioni di unità rispetto all’anno precedente.

Il conflitto in Siria, e le sue ricadute sui paesi limitrofi, rappresenta una delle maggiori, forse la più grande, crisi umanitaria affrontata dalla comunità internazionale. Una crisi che vede l’Italia impegnata sin dall’inizio e in tutti i paesi coinvolti.

Dalla fine del 2012 ad oggi, la cooperazione italiana ha destinato oltre 325 milioni di euro in risposta alla crisi, solo in Siria è intervenuta con oltre 100 milioni di euro destinati ad interventi in diverse regioni del Paese, in quelle controllate dal governo di Damasco che non. Attualmente sono in corso iniziative finanziate per un importo di 21.800.000 euro. I progetti sono realizzati in collaborazione con le Osc (Organizzazioni della società civili) presenti sul territorio e con le agenzie delle Nazioni Unite, con l’obiettivo di fornire assistenza umanitaria salvavita, contribuire alla tutela della protezione e rafforzare la resilienza della popolazione. Le attività messe in atto attraverso i programmi finanziati dalla cooperazione italiana hanno un focus intersettoriale di protezione delle categorie più vulnerabili e di early recovery dei servizi di base nei settori dell’istruzione, della salute e della sicurezza alimentare.

Sempre più in questi ultimi anni si è cercato di attuare un approccio integrato territoriale, che risponda ai bisogni della popolazione in modo multisettoriale e creando sinergie con l’obiettivo di avere un maggiore impatto sui beneficiari. I programmi finanziati dall’Italia per la resilienza dei gruppi vulnerabili mirano quindi a mitigare gli impatti del conflitto sulle comunità e a contribuire all’efficacia del nesso Umanitario-Sviluppo-Pace.

Un impegno, quello italiano, ribadito recentemente dal Parlamento con una apposita risoluzione e rinnovato anche dal direttore dell’Agenzia italiana per la cooperazioen allo svliluppo (Aics), Luca Maestripieri, nel corso della tavola rotonda “Salute e impatto della crisi socioeconomica in Siria”, evento collaterale della VI Conferenza di Bruxelles per il “sostegno e il futuro della Siria e della regione”.

In questa occasione il direttore Maestripieri ha ricordato che l’Italia finanzia iniziative in tutte le aree della Siria con un approccio intersettoriale, da attività che favoriscono la tutela delle categorie più vulnerabili ad interventi che incoraggiano la resilienza della popolazione e la rendono meno dipendente dagli aiuti umanitari.

Nel settore sanitario, in particolare, nel 2020, all’insorgere della pandemia di Covid-19, l’Italia ha finanziato un programma volto a potenziare la capacità diagnostica nazionale per una tempestiva conferma dell’infezione. In seguito, quando i vaccini sono diventati disponibili, l’Italia ha lavorato, in collaborazione con altri Stati membri dell’Unione europea e attraverso la struttura Covax, per assicurarsi che potessero raggiungere tutta la popolazione. Infine, il direttore Maestripieri ha menzionato il programma di 2 milioni di euro che sarà accordato a breve all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per coprire i costi operativi della vaccinazione in tutte le aree della Siria.

Vaccinazione contro Covid-19

Vaccinazione contro Covid-19. Crediti: Who Syria

L’interesse della nostra cooperazione per il Paese è stato anche dimostrato attraverso la partecipazione di Maria Rosa Stevan, responsabile dell’ufficio Emergenza e Stati fragili, al side event organizzato da Unmas e dal Regno del Belgio sullo sminamento umanitario. Stevan ha ricordato che l’Italia ha una legislazione rigorosa che vieta le mine anti-persona con una legge dell’ottobre del 1997, anteriore alla firma della Convenzione di Ottawa sul bando totale delle mine anti-persona del dicembre di quell’anno. Inoltre, secondo la legge nazionale, nel 2001, è stato istituito il Fondo nazionale per lo sminamento umanitario italiano, che consente all’Italia di dispiegare efficaci interventi di azione contro le mine in diverse regioni del mondo. In tali azioni, l’Italia promuove un approccio integrato, che si basa sui 5 pilastri dell’azione contro le mine, promuovendo in particolare l’educazione al rischio e l’assistenza alle vittime, prestando specifica attenzione alla dimensione socio-economica del contesto in cui si opera, rafforzando la resilienza delle popolazioni coinvolte, in sinergia con altre iniziative finanziate dalla Cooperazione Italiana.

Entrambi gli interventi si sono conclusi con la riaffermazione del supporto al popolo siriano anche per il 2022, in linea con le iniziative in corso e in sinergia con le azioni implementate sia sul canale multilaterale che sul bilaterale.

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