Mali. Nel 2018 si aggrava la situazione umanitaria
Il Mali è geo politicamente uno dei paesi più importanti di tutta l’area del Sahel, Il costante deterioramento delle sue condizioni di sicurezza e umanitarie sta mettendo a repentaglio la stabilità dell’intera regione.
Il Paese ha una superficie di 1.241.000 km², di cui il Sahara occupa il 55%, ed una densità abitativa molto bassa: la popolazione infatti è di circa 18.000.000 di abitanti, di essi la metà ha meno di 18 anni. Secondo l’Human Development Report UNDP del 2016, il Mali si colloca nel ranking dell’Indice di sviluppo umano alla 175° posizione su 188 nazioni. È tra i dieci paesi con il tasso di mortalità neonatale più alto al mondo: 1 bambino morto su 28 bambini nati vivi. La speranza di vita supera di poco i 50 anni, il tasso di alfabetizzazione è del 33,6% (dai 15 anni in poi), per le donne è quasi dimezzato. La sua economia si basa fondamentalmente sull’agricoltura (il settore agricolo contribuisce al PIL per il 36%) e sull’estrazione mineraria (oro, spesso a livello artigianale), più del 43% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà con un reddito nazionale lordo per abitante di 780 US$/anno (2016), posizionando il Mali nella fascia inferiore dei paesi a basso reddito.
Dal 2012, con l’arrivo di predicatori mediorientali wahabiti, di gruppi integralisti salafiti algerini e con il riacutizzarsi della storica tensione con la popolazione Tuareg che si è saldata con la presenza di differenti gruppi di Islam radicale (AQMI, Ansar Dine, Al mourabitoune, MUJAO, i principali, ma vi sono altri piccoli gruppi isolati) è cresciuto esponenzialmente il numero di movimenti che hanno dichiarato guerra allo stato centrale. Tutto ciò ha portato ad un colpo di stato militare seguito dall’intervento militare francese (gennaio 2013) e successivamente dall’insediamento di una missione di stabilizzazione multinazionale sotto l’egida delle Nazioni Unite (MINUSMA). Formalmente le regioni centro-settentrionali sono quindi tornate sotto l’autorità del governo di Bamako, restando di fatto maggiormente controllate dai gruppi indipendentisti arabo-tuareg con i quali le autorità maliane hanno avviato negoziati di pace con mediazione internazionale. Gli accordi sono stati firmati nel settembre 2015 senza portare ad oggi ad una reale cessazione delle ostilità, i conflitti tra gruppi armati e gli attentati continuano e la sicurezza delle persone e delle comunità continua a deteriorarsi. La galassia di gruppi armati nel Nord del Mali è in rapido cambiamento. Si alternano coalizioni e scontri tra gli stessi, piattaforme, coordinamenti, in una geometria di alleanze estremamente variabile. Nell’ultimo anno si è registrato un deterioramento della situazione nelle regioni centrali, in particolare Mopti e Segou, nelle quali si mescola l’instabilità generale del paese con istanze regionali storiche e si assiste a un’aggravante a sfondo etnico.
Siamo quindi di fronte ad una crisi protratta a complessità crescente che aggrava la già difficile situazione socio-economica e provoca lo spostamento di grandi masse di popolazione sia verso il Sud del Paese sia nei Paesi limitrofi. La ricaduta regionale della crisi verso i paesi confinanti Burkina Faso, Niger e Mauritania continua: con frequenti spostamenti forzati e senza prospettive realistiche per un massiccio ritorno nel prossimo futuro per i 130.426 rifugiati (in Niger 56.838, in Mauritania 49.825 ed in Burkina Faso 23.766).
L’arrivo del G5 Sahel e le imminenti elezioni fanno sì che per il 2018 si preveda un ulteriore deterioramento della situazione umanitaria.
A questo si aggiunge che l’attuale crisi agro-pastorale saheliana causata da insufficienti e irregolari precipitazioni nel 2017 aggrava ancora di più in Mali l’insicurezza alimentare e nutrizionale, comportando anche un aumento dei conflitti tra comunità per l’acqua e l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e quindi un ridotto accesso al cibo delle popolazioni più vulnerabili.
Il Plan de Réponse Humanitaire 2018 stima che 4,1 milioni di persone sono in stato di insicurezza alimentare, 868.000 si trovano in stato di malnutrizione e 908.000 persone non hanno un adeguato accesso all’acqua. Il Cluster Food Security and Nutrition stima che il numero di bambini sotto i 5 anni affetti da malnutrizione severa acuta nel 2018 aumenterà del 68% colpendo 275.000 minori. A fronte della decrescente disponibilità di fondi umanitari per la crisi dimenticata del Mali, il fabbisogno di finanziamento potrebbe raggiungere 195 milioni di dollari per l’assistenza alimentare e 7,6 milioni di dollari per ricoveri terapeutici nutrizionali. Oltre 670 scuole sono chiuse, circa 1 milione di minori (di cui il 50% bambine) non ha possibilità di ricevere un’educazione scolastica adeguata specialmente nelle aree di Tombouctou, Ségou, Mopti ove la situazione è molto preoccupante nei distretti di Koro e Douentza. Nel contempo però lo spazio di azione degli interventi umanitari si sta restringendo a causa dell’aumento delle aree che sono sotto il controllo dell’insorgenza o di gruppi criminali, gli incidenti che hanno colpito gli operatori umanitari sono raddoppiati nel 2017 rispetto al 2016.
Appare chiaro a tutti gli attori umanitari che l’unica strategia possibile al momento sia quella di applicare l’imperativo umanitario: è quindi indispensabile, attraverso neutralità ed indipendenza, essere accettati e coinvolgere appieno le comunità locali nella realizzazione delle attività.
L’azione umanitaria dell’AICS promuove in Mali interventi integrati multisettoriali di lotta alla malnutrizione e all’insicurezza alimentare allo scopo di affrontare l’emergenza in modo completo e più sostenibile. Il raggiungimento di tale obiettivo è agevolato dall’utilizzo delle leve della preparazione, della mitigazione e della risposta. AICS concepisce l’emergenza come il risultato della rottura, dello sfilacciamento o del mancato avvio di percorsi di sviluppo territoriale. Per tale ragione, mediante l’azione umanitaria s’intende, oltre che salvar vite umane, anche favorire la promozione dello sviluppo territoriale, dal quale dipende l’eliminazione delle cause profonde che hanno portato alla situazione di emergenza umanitaria. Di qui le sinergie che si intendono instaurate con i progetti di sviluppo finanziati dalla Cooperazione italiana – in particolare il Progetto “Berretti verdi per l’impiego” (9.450.000 euro) che prevede un’azione di valorizzazione sostenibile delle risorse naturali nelle zone affette dalla desertificazione e dal degrado territoriale nella Regione di Kayes nonché l’allineamento alle politiche settoriali di sviluppo del Mali. A beneficio di famiglie affette da malnutrizione acuta, AICS aumenterà la disponibilità e l’accesso agli alimenti e all’acqua (mitigazione), la cura di donne e bambini denutriti acuti (risposta), la sensibilizzazione delle famiglie e della popolazione in generale su pratiche igienico-sanitarie, promuovendo anche l’organizzazione e l’equipaggiamento dei promotori sanitari locali (preparazione).
Nel gennaio 2018 sono state avviati due dei progetti previsti dall’ “Iniziativa di emergenza a favore della popolazione vulnerabile maliana colpita dalla crisi, con particolare riferimento ai settori della sicurezza alimentare e la nutrizione” AID 11006(1mln euro). Il Progetto affidato all’OSC COOPI ‘’Rafforzamento della strategia d’integrazione per la sostenibilità delle attività di prevenzione e presa in carico nell’ambito della malnutrizione acuta nel Distretto Sanitario di Ségou sta operando al rafforzamento delle attività di prevenzione e presa in carico della malnutrizione acuta nei bambini sotto i 5 anni e nelle donne incinta e allattanti nel Distretto Sanitario di Ségou (risposta). Il progetto inoltre sensibilizza e forma le comunità, agenti di salute comunitari inclusi, sulle buone pratiche igienico-sanitarie, sull’allattamento al seno, sulla corretta alimentazione e sull’uso di prodotti locali ed al riconoscimento della malnutrizione e delle malattie ad essa correlate attraverso attività di screening (preparazione). Il Progetto “SALEF – Sécurité Alimentaire et Empowerment des Femme dans la Région de Mopti” affidato alla OSC ENGIM rafforza, nel pieno rispetto del principio del do no harm, la sicurezza alimentare degli sfollati e dei rifugiati di ritorno a Mopti e delle persone più vulnerabili (donne, bambini, disabili) dei cercles di Koro e Bankass. Le attività sono volte al recupero e alla diversificazione della produzione agricola, al fine di migliorare la sicurezza alimentare della popolazione beneficiaria (mitigazione). La Regione di Mopti è una delle più fragili del Mali a causa sia della scarsità delle piogge ma soprattutto a causa dell’arrivo di popolazioni sfollati dal nord che ha creato squilibri nell’economia locale, aumentando il carico di spesa dei nuclei di accoglienza, soprattutto nel settore alimentare e ne ha minato la capacità di resilienza. Anche in questo progetto sono presenti attività di formazione in ambito agro-pastorale, con un focus specifico sulle tecniche di coltivazione, di allevamento ed irrigazione nel pieno rispetto delle tematiche ambientali (preparazione).
A rafforzamento dell’approccio e della metodologia adottata da AICS in Mali sul canale bilaterale, i progetti finanziati sul canale multilaterale – “Redemption Song: Sviluppo della consapevolezza comunitaria sui rischi delle migrazioni irregolari in Africa occidentale (Guinea Conakry, Burkina Faso, Niger, Mali, Senegal)” (873.285 Euro ), UNICEF per la realizzazione del “Programma di lotta alla malnutrizione infantile in Africa dell’Ovest (Gambia, Guinea, Guinea-Bissau, Mali e Senegal)”(3 milioni Euro), OHCHR “Progetto di sostegno alla protezione dei minori vittime della violazione dei diritti umani (Senegal, Mali, Gambia, Guinea, Guinea Bissau e Niger)” (3,5 milioni Euro), PAM “Sostegno al programma delle mense scolastiche nelle zone del Mali colpite da insicurezza” (500.000 Euro) -contribuiscono al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione più vulnerabile promuovendo una strategia d’intervento incentrata sulla protezione delle comunità locali e sul loro pieno coinvolgimento con un approccio multidimensionale, che contempla accanto all’assistenza umanitaria interventi volti al Linking Relief, Rehabilitation and Development (LRRD).