Nairobi, unire culture per essere attori del cambiamento
Era una soleggiata giornata a Nairobi quando 26 giovani scout del gruppo AGESCI Bari 10 sono entrati, sorridenti, nella sede diplomatica. Accompagnati dai responsabili, i ragazzi e le ragazze si sono diretti, dal primo al ventiseiesimo, verso il giardino della sede. Si sono così seduti sul prato in cerchio, proprio come quando si ritrovano intorno al fuoco durante le escursioni, in attesa dell’ambasciatore italiano e del titolare della sede AICS di Nairobi
Intelligenti, curiosi, desiderosi di esplorare e aperti al dialogo sono probabilmente i migliori aggettivi che possono descrivere i visitatori. Prima di ascoltarne attentamente gli interventi e porre numerose domande a S.E. Mauro Massoni e alla dott.ssa Teresa Savanella, si sono presentati e hanno raccontato le attività che hanno e avrebbero portato avanti in Kenya.
“Il gruppo opera nelle periferie dell’Area metropolitana di Bari e l’intera esperienza in Kenya è stata completamente autofinanziata” – ha sottolineato uno degli Scout leader che li accompagnava. “Una volta raggiunto l’importo sufficiente” – ha continuato – “abbiamo tenuto diversi incontri di preparazione prima della partenza, sia con l’AGESCI sia con i Padri comboniani, per comprendere il paese di destinazione e avere una panoramica delle attività previste nelle comunità”. Una volta giunto in Kenya, il gruppo ha trascorso una settimana presso il campo scout di Kijiji a Emali (contea di Machakos), lavorando a stretto contatto con gli scout locali del Koropocho Open Troop nel sostenere le comunità vicine attraverso attività di riforestazione, riciclaggio, installazione di pannelli solari e di dialogo interculturale.
Dopo l’incontro a Nairobi con l’Ambasciata italiana e la Cooperazione allo sviluppo, l’esperienza è proseguita nelle baraccopoli di Korogocho e Kariobangi per portare avanti ulteriori attività aggiuntive all’interno delle comunità. “La settimana passata abbiamo realizzato che, in fondo, non c’è una vera differenza tra noi. Sì, siamo culture diverse, ma condividiamo anche gli stessi valori”. Questa è stata la sensazione principale espressa dal gruppo in visita. “L’obiettivo è cambiare la mentalità e il modo in cui vediamo il mondo intorno a noi, in modo tale da poter essere, in prima linea, attori più consapevoli del cambiamento” – ha spiegato Antonietta Pignataro, Rappresentante di Huipalas in Kenya.
L’esperienza di questi giovani, ragazzi e ragazze, è solo la punta dell’iceberg. Per molti anni in Kenya, diverse Organizzazioni della Società Civile (OSC) hanno lavorato per promuovere un modo diverso e più sostenibile di vedere il Paese; un modo per sperimentare le culture così da scoprirne le cose in comune, per incontrare nuove persone così da cercare un dialogo reciproco e soluzioni comuni, nonché un modo affinché i viaggiatori possano andare oltre i propri limiti e testare se stessi.
Tra queste organizzazioni vi è OSVIC, che organizza e promuove un itinerario di turismo responsabile in Kenya nel pieno rispetto dell’ambiente e delle tradizioni locali. Questo itinerario “a passo leggero” permette ai turisti di vedere e vivere il Paese sotto un’altra luce, visitando progetti di cooperazione allo sviluppo quali il Tumaini Children’s Home (Distretto di Laikipia) o quelli realizzati da altre OSC italiane nelle baraccopoli di Korogocho e Kibera (Nairobi). Inoltre, nel loro viaggio di dieci giorni, i viaggiatori hanno anche la possibilità di visitare l’entroterra keniota imparando a conoscere la sua flora e fauna attraverso altre attività svolte, per esempio, da gruppi di donne Masai, che trasformano piante locali e vendono prodotti artigianali a Samburu e da missioni religiose – come quella di padre Romano Filippi a Nyeri, dove i viaggiatori si avventurano in un percorso nella foresta seguendo le condutture dell’acqua che padre Romano ha aiutato, negli anni, a costruire per le comunità vicine. Durante ogni visita, i viaggiatori possono interagire con i responsabili dei progetti e con i beneficiari, attraverso un dialogo reciproco consente un’interazione diretta sulle sfide affrontate, i risultati ottenuti e le speranze per il futuro. “Le abilità dell’uomo sono straordinarie: dal nulla, come hanno fatto le donne Masai, è possibile costruire molto. Quando i viaggiatori vedono con i propri occhi ciò che è stato realizzato” – ha evidenziato Maria Grazia Munzittu, rappresentante OSVIC in Kenya – “si rendono conto dell’importanza dell’impegno personale e del duro lavoro. Qualche anno fa,” – ha continuato – “un ragazzo, appassionato di fotografia, ha preso parte a questa esperienza. È rimasto molto colpito dal Paese e dalla sua cultura, ma soprattutto dagli sforzi delle comunità locali e delle organizzazioni della società civile. Tornato in Italia, ha stampato le foto più significative e le ha esposte nella sua città natale, in Sardegna. La mostra fotografica, dal titolo ‘Pole Pole’, ‘Piano Piano’ in Swahili, è stata un enorme successo! In sostanza, questo è ciò di cui stiamo parlando. Viaggiatori entusiasti, senza distinzione di età e professione, amanti dell’avventura, sensibili e disposti ad ampliare i propri orizzonti”.
Tuttavia, non si tratta solo di turismo. Si tratta anche di condivisione. Di condivisione delle esperienze lavorando insieme per un futuro migliore e per dare direttamente un proprio contributo alle comunità. Questo è alla base del campo organizzato da AMANI in Kenya, il cui scopo è di offrire ai giovani italiani un’esperienza e un punto di vista diretti sulla diversità e la complessità delle società africane in contesti sia rurali sia urbani.
Questi “campi di incontro” si compongono di un percorso di formazione della durata di sei fine settimana e di quattro settimane di permanenza nelle case di accoglienza di AMANI e Koinonia di Nairobi. Durante il percorso di formazione, i volontari si conoscono e imparano a lavorare in gruppo. Grazie a testimonianze e attività formative che li avvicinano al contesto keniota, una volta a Nairobi, i partecipanti si immergono nella realtà locale condividendo la vita quotidiana delle case di accoglienza attraverso l’impegno in attività di animazione, gioco, studio e scambio culturale con i giovani e con i bambini del Kivuli Centre, della Casa di Anita, del Ndugu Mdogo Rescue e del Mother House Rescue. Durante il campo, sono svolti anche incontri tematici e di approfondimento sulla vita nelle baraccopoli e sui programmi educativi di AMANI e Koinonia, dando così maggiori dettagli sui contesti da cui provengono i bambini accolti.
“Per noi” – ha evidenziato Chiara Avezzano, responsabile di progetto AMANI attualmente coinvolta nel campo 2018 a Nairobi – “il campo è un mezzo e uno strumento di verifica delle motivazioni personali, slancio giovanile di impegno e di ricerca di giustizia; una risposta al bisogno dell’affermazione dei diritti umani e, in qualche caso, un modo per capire se una scelta professionale nel campo della cooperazione internazionale possa essere idonea e adeguata al proprio percorso personale. Questo perché” – ha continuato – “raramente si offrono opportunità di un impegno diretto per un lungo periodo a persone non professionalmente preparate ed esperte. Da qui l’importanza dell’esperienza-campo come un primo approccio alla realtà africana attraverso sia un percorso non eccessivamente filtrato sia un’esposizione diretta anche nelle situazioni più difficili, ma sempre con il supporto, la guida e la supervisione di personale locale e italiano esperto al fianco del volontario.”
Tutte queste attività, nel loro complesso, riconoscono l’importanza di portare alla luce il meglio sia dai viaggiatori e dai volontari, sia dai beneficiari. Un lavoro instancabile e dedito che diventa così un contributo importante sia per il Paese stesso sia per il sistema di Cooperazione italiana e i suoi numerosi attori. Ecco perché, in linea con le linee guida 2017-2019 che riconoscono l’importanza della cultura e del turismo sostenibile nei Paesi partner, l’Agenzia ha recentemente iniziato a muovere i suoi primi passi nella pianificazione di future iniziative per promuovere lo sviluppo dei talenti e la crescita inclusiva in Kenya. Si tratta di un processo che, nel prossimo futuro, sosterrà questo importante settore per il Paese attraverso anche la promozione della cultura e della creatività grazie alla formazione professionale, all’imprenditorialità e all’economia sociale. Tutto questo, tenendo debitamente conto di come ogni singola cultura abbia – allo stesso tempo – valori unici e comuni. Valori che possono favorire un migliore e più sostenibile sviluppo sociale ed economico, catalizzatore di creatività e dialogo.