Più donne in politica, ma lavoro più difficile: un punto su Senegal e Agenda 2030
Lo sviluppo sostenibile tra esperienze e prospettive future in un webinar organizzato dall’Ambasciata d’Italia a Dakar in collaborazione con la sede locale dell’Aics
Gli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sdg) sono al centro delle strategie di sviluppo del Senegal e, a fronte di un contesto regionale complesso e degli effetti della pandemia di Covid-19, si registrano avanzamenti nella lotta alla malunitrizione e nel raggiungimento della parità di genere. E una delle conclusioni emerse nel corso di un webinar dedicato all’esperienze legate allo sviluppo sostenibile e al loro futuro in Senegal, organizzato dall’Ambasciata d’Italia a Dakar in collaborazione con la sede locale dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics).
L’evento si è tenuto a ottobre presso l’Istituto di Cultura italiana a Dakar, nell’ambito del Festival dello Sviluppo Sostenibile promosso dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (Asvis)
L’incontro, dal titolo “L’Agenda 2030 in Senegal: esperienza e prospettive future”, si è concentrato sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) relativi ai settori prioritari della Cooperazione italiana in Senegal, in particolare su SDG 2 (Fame Zero), SDG 5 (Parità di genere) e SDG 8 (Lavoro dignitoso e crescita economica). L’obiettivo Fame zero è stato il filo conduttore degli interventi. Tra i relatori, Mamadou Dia, capo della divisione Politiche sociali e sviluppo sostenibile presso il ministero dell’Economia senegalese; Cécile Tassin-Pelzer, Capo della cooperazione presso la Delegazione europea a Dakar; Robert Guei, rappresentante permanente Fao a Dakar e Paola De Meo, Vice presidente dell’Osc Terranuova.
Ad aprire il dibattito, l’ambasciatore d’Italia in Senegal, Giovanni Umberto De Vito. “Se la risposta ai bisogni alimentari immediati delle popolazioni vulnerabili rimane essenziale, non bisogna dimenticare le numerose altre sfide legate al raggiungimento di questi obiettivi” ha detto il diplomatico. “In particolare la questione sulla parità di genere rispetto ai piani di risposta all’attuale pandemia, il rilancio della crescita economica, la creazione di impiego e come integrare il “Green Deal” dell’UE nei programmi degli Stati membri. La sostenibilità ci impone di conciliare gli aspetti ambientali, economici e sociali, nonché di perseguire forme di sviluppo che rispondano ai bisogni del presente senza compromettere la capacità di soddisfare quelli delle generazioni future” ha aggiunto poi De Vito.
Tra i temi al centro della conferenza, anche il Plan Senegal Emergent (PSE). Il Paese dell’Africa occidentale ha lavorato alacremente per integrare gli SDG nelle strategie di sviluppo nella prima fase del Piano, che ha visto infatti circa il 71% dei Target di Sviluppo sostenibile integrati. Percentuale che è migliorata nella seconda fase portando i target a 87%.
“Questo lavoro ha permesso di inserire gli SDG nei tre assi prioritari del Pse e di allineare il finanziamento del Piano Triennale di investimento Pubblico (Ptip), attorno al quale poi i Partner allo Sviluppo si posizionano. Nel periodo 2018-2020, sono stati programmati 6.250 Miliardi di Fcfa per prendere in carico gli SDG. Per quanto riguarda l’obiettivo Fame Zero, i numerosi investimenti in agricoltura si stanno traducendo in una diminuzione del ritardo di crescita e della malnutrizione” ha precisato Mamadou Dia, Capo della divisione Politiche Sociali e Sviluppo Sostenibile presso il Ministero dell’Economia senegalese.
Rispetto all’obiettivo Parità di genere, molti i risultati soddisfacenti, basti citare la percentuale delle donne parlamentari che ammonta al 47% ; la realizzazione di una strategia nazionale di uguaglianza ed equità di genere o l’istituzione di budget sensibili al genere. Ancora troppe, però, le sfide che permangono in termini di emancipazione economica, soprattutto in ambito rurale, dove le donne proprietarie di terra sono solo il 7.6% contro il 26 % degli uomini. Inoltre, il monitoraggio rispetto all’obiettivo Lavoro dignitoso e crescita economica, ha rivelato un tasso di crescita economica in passivo, a seguito della crisi generata dall’attuale pandemia di Covid-19.
Nel suo intervento, Cecile Tessin-Pelzer, Capo della Cooperazione presso la Delegazione Ue, ha precisato che “nonostante la produttività agricola sia migliorata negli ultimi vent’anni, in Africa la sottonutrizione rimane importante” e che “il Patto Verde (Green Deal) lanciato a fine 2019 dalla Commissione Europea si applica ai paesi membri e al partenariato tra Ue e Unione Africana. Il principale obiettivo è ridurre le emissioni di gas effetto serra creando degli impieghi cosiddetti ‘verdi’ per mantenere il benessere delle popolazioni e la salute del nostro pianeta”.
Fa parte di questo piano anche la nuova strategia From Farm to Fork che vuole creare un sistema alimentare più sano e sostenibile grazie ad un migliore equilibrio tra natura e produzione alimentare, rafforzando sia la competitività che la resilienza. Tessin-Pelzer ha insistito sul fatto che la protezione dell’ambiente non deve essere considerata antinomica alla crescita economica, ricordando che nel 2020 l’Ue ha finanziato un’iniziativa regionale di ricerca in agricoltura (Desira) con istituti di ricerca africani e europei che intervengono nell’ambito dell’adattamento ai cambiamenti climatici in agricoltura.
I target del SDG 2 relativi alla riduzione della fame, al raddoppio della produttività e alla crescita dell’investimento in agricoltura vengono presi in conto dai progetti di sviluppo rurale in Senegal, in particolare con il supporto alla filiera del riso e all’orticoltura. L’obiettivo Fame Zero incrocia quello sul Lavoro dignitoso e crescita economica dal momento che dal 2014 in Senegal la crescita economica è trainata dal settore primario e, in ambito rurale, Aics favorisce l’accesso al credito per i piccoli produttori, la sovvenzione in periodi di crisi e il rafforzamento delle capacità di gestione delle associazioni di agricoltori. Per il post Covid-19 un’indicazione precisa viene dal governo senegalese che con il nuovo Piano di Azioni Prioritarie vuole incentivare la strategia del coltivare locale, per consumare locale.
Robert Guei, rappresentante Fao, ha presentato un esempio di interazione tra l’obiettivo Fame Zero e l’obiettivo Parità di Genere, ovvero il progetto 1 million de citernes pour le Sahel, finanziato dal governo italiano e realizzato in Senegal e in altri paesi della regione. Questa iniziativa vuole affrontare i problemi causati dalla siccità, sia in ambito di produzione agricola che di acqua potabile mettendo al centro il ruolo della donna. In pratica, fornisce un sistema di raccolta dell’acqua piovana che da un lato alleggerisce il compito della ricerca di quest’ultima da parte delle donne, dall’altro permette di coltivare durante la stagione arida. Il progetto è inoltre una fonte di divulgazione di tecniche di produzione agro-ecologiche.
Paola De Meo, portavoce di una rete di Osc italiane recentemente formatasi a sostegno della transizione agro-ecologica in Africa occidentale, riporta: “Abbiamo compromesso la possibilità di poter arrivare a raggiungere l’obiettivo Fame Zero visto che 3 miliardi di persone non hanno accesso a una dieta sana ed equilibrata, come si evince dalla recente pubblicazione Fao, State Of Food Security and Nutrition. Inoltre, si è passato il limite di sostenibilità del pianeta almeno su quattro dimensioni: cambiamento climatico, perdita di biodiversità, ciclo del nitrato e gestione dei suoli. Da questa analisi, risulta urgente una politica alimentare che abbia degli obiettivi ambientali, nutrizionali e sociali che devono interessare a loro volta le altre politiche (sanitarie, agricole, ambientali)”.
L’agro-ecologia è un approccio che permette questa multisettorialità: conciliando saperi tradizionali e innovazione infatti, risulta un’opzione praticabile per garantire un passaggio verso modelli di produzione sostenibili e resilienti, incentrati sullo sviluppo della biodiversità e sulle interazioni tra piante, animali e esseri umani per creare agroecosistemi permanenti senza troppi input esterni. La società civile, gli istituti di ricerca e i movimenti contadini sono sempre più impegnati in questa transizione, anche in Senegal, attraverso diverse piattaforme come la DyTAES (Dynamique de transition agroecologique). Una riflessione, questa, che ha concluso il webinar dimostrando, ancora una volta, l’importanza del dibattito, dello scambio e della condivisione su tematiche quanto mai attuali come quelle legate allo Sviluppo sostenibile.