Senegal: Lotta al Covid-19, una sfida tra prevenzione, comunicazione e interventi mirati
Tante le iniziative per sensibilizzare la popolazione: dalla musica rap alle pubblicità. Attivi intanto un numero verde e un nuovo centro pronto ad accogliere fino a 40 pazienti.
È una Dakar meno caotica, quella degli ultimi giorni. Lungo le strade, semi deserte, è possibile notare ancora qualche cartellone che pubblicizza compagnie aeree alternato a pubblicità di saponi mentre dai finestrini delle macchine si intravedono, con sempre più frequenza, autisti che indossano mascherine protettive. Di fronte alla Moschea della Divinità, una delle più grandi della capitale, alcune signore aspettano l’arrivo delle piroghe con il pescato del giorno in un silenzio non abituale. Poco lontano, due tassisti si scambiano del liquido disinfettante prima di ripartire per la prossima corsa, scorcio di una quotidianità che è andata via via riorganizzandosi dopo che il paese ha registrato, lo scorso 2 marzo, il primo caso di COVID-19. Da allora, il Ministero della Salute senegalese condivide con regolarità i dati relativi alla diffusione del virus. Al 29 marzo, sono 142 i casi dichiarati positivi, di cui 27 guariti e 115 in fase di trattamento. Più di un migliaio le persone messe in quarantena e monitorate. Il nuovo polo economico di Diamniadio è stato adibito a centro destinato al trattamento dei casi di COVID-19 con una capacità di 40 posti letto in aggiunta ai centri ospedalieri già operativi ripartiti tra Dakar, Touba e Ziguinchor. Un numero verde è stato inoltre attivato per la popolazione: 800 00 50 50. Non si registrano al momento né forme severe né decessi. Per alcuni dei casi dichiarati positivi, la fonte di contagio risulta sconosciuta a dimostrazione che il virus è presente e si sta diffondendo tra la popolazione a partire da elementi non ancora identificati.
Da subito il paese ha adottato misure preventive, dopo i decreti che hanno ordinato la chiusura provvisoria di scuole, spazio aereo e il divieto di manifestazioni, raduni e cortei, la maggior parte delle imprese ha optato per il lavoro da remoto mentre molti locali hanno chiuso. In un messaggio alla nazione, andato in onda lunedì 23 marzo in diretta sulla TV nazionale, il Presidente Macky Sall ha dichiarato lo stato d’emergenza. Le misure adottate sono: il coprifuoco dalle 20 alle 6; la limitazione della circolazione tra le regioni; il divieto di riunioni e di assembramenti negli spazi pubblici e l’istituzione di un fondo di solidarietà di 1000 miliardi di franchi CFA, ribattezzato “Force COVID-19”, a sostegno dell’economia. L’approvvigionamento di materiale farmaceutico e beni di prima necessità è stato garantito. Previste inoltre misure fiscali generali e specifiche a sostegno dei settori più colpiti come quello alberghiero, della ristorazione, dei trasporti, della cultura e della stampa. Il Presidente ha inoltre annunciato un incontro con i principali esponenti dell’opposizione nell’ottica di un’azione comune e condivisa di lotta alla pandemia.
Non si esclude la possibilità che possano venire prese misure ancor più restrittive, argomento al centro di numerosi dibattiti, visto che a risentirne sarebbe in primis quella parte della popolazione, già vulnerabile, che sopravvive grazie ad un’economia informale.
A partire dal 17 marzo, in ottemperanza alle disposizioni ricevute dalla sede centrale per l’emergenza COVID-19, anche il personale della sede Aics di Dakar e degli uffici di progetto in Mali e Guinea lavora in modalità smart, garantendo in questo modo l’operatività della sede e i servizi essenziali, attraverso piattaforme online.
Numerose le iniziative di sensibilizzazione promosse, dai gruppi mediatici che hanno moltiplicato le trasmissioni informative sulla situazione sanitaria locale e internazionale, alle pubblicità mirate di diverse imprese, alla mobilitazione di artisti e della società civile.
Il gruppo Y’en a marre, un noto movimento di contestazione giovanile, ha realizzato un video che mira alla prevenzione attraverso la musica rap, Fagaru Ci Coronavirus.Non mancano al contempo riflessioni condivise sui punti deboli di una comunicazione che da un lato, specialmente da un punto di vista mediatico, rischia di creare pericolose categorie (basti pensare a senegalesi della diaspora, turisti o expat, spesso additati via social quali portatori del virus) e dall’altro sembra escludere una parte della popolazione che non ha accesso all’informazione perché isolata nelle regioni o priva di servizi di base. La giovane artista rap SisterLb, protagonista della trasmissione radio FooJem, finanziata da Aics Dakar, ha sottolineato in alcuni video la necessità di tenere conto di queste variabili, determinanti in fase di sensibilizzazione.
Il Ministero della Salute, per evitare la diffusione di fake news ha dichiarato che verranno presi provvedimenti giudiziari contro chiunque diffonda notizie che neghino l’esistenza del virus.
Vulnerabilità, fragilità, isolamento, mancanza di servizi di base sono al centro dell’impegno della sede Aics di Dakar che, da decenni, attraverso i propri progetti, mira a migliorare la vita delle persone, soprattutto le più vulnerabili, fondamento della realizzazione di uno sviluppo sostenibile. Oggi questo impegno diventa più che mai una sfida, nel progettare nuove modalità di intervento che possano integrare un’efficace sensibilizzazione e nel rafforzare le reti di collaborazione con partner locali ed internazionali e le OSC italiane presenti sul territorio.
Governo, personale medico e forze dell’ordine senegalesi lavorano senza sosta nell’ottica di prevenire la diffusione del virus, impresa non facile per un paese che cerca di mantenere da sempre delicati equilibri sociali, culturali e religiosi. I paesi vicini, Gambia, Guinea, Guinea-Bissau, Mauritania, Capo Verde e Mali che registrano i primi casi, stanno adottando misure restrittive mirate che variano da paese a paese.
Nonostante il sovraccarico comunicativo delle ultime settimane che ha creato e crea a volte un eccessivo allarmismo, la situazione rimane al momento stabile. Il Senegal ha dimostrato, ancora una volta nella sua storia di pace e accoglienza, una gestione coesa di una situazione di crisi che coinvolge popolazione locale e stranieri rimasti nel paese. Molte sono le manifestazioni di sostegno morale arrivate alla sede Aics di Dakar da parte dei partner locali rispetto alla difficile situazione che sta affrontando l’Italia. Un atto simbolico di umanità e solidarietà.