Che futuro ci dobbiamo attendere per l’institution building nei Paesi in via di sviluppo, alla luce dello scacco subito dalla comunità internazionale in Afghanistan con la presa di Kabul da parte dei Talebani lo scorso anno? A questa domanda ha provato a rispondere la tavola rotonda intitolata The Future of Institution Building after the Afghan Setback, organizzata all’interno del Festival della Diplomazia – Diplomacy 2022 in corso a Roma, e a cui ha partecipato anche l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics).
Emilio Ciarlo, responsabile per le Relazioni esterne e per la comunicazione di Aics, è intervenuto ragionando sui motivi del fallimento del processo di institution building in Afghanistan e su cosa il recente passato ci insegna per progettare il futuro.
“L’intervento internazionale è stato troppo poco e troppo tardi, ma soprattutto sbagliato nei modi e nei sistemi. In ogni caso l’Afghanistan è un esempio che ci permette di riflettere su cosa è andato male e su cosa si può migliorare” ha detto Ciarlo. Venendo alle cause dello scacco afghano, secondo il dirigente Aics, questo è stato causato dalla scelta di puntare sulla soluzione di una stabilizzazione militare, unita al problema della corruzione e alle debolezze intrinseche dello Stato.
La tavola rotonda è proseguita con il prezioso contributo dell’ambasciatrice d’Italia per l’Afghanistan, Natalia Quintavalle, collegata da Doha, in Qatar, da dove ora opera la delegazione italiana. Dal suo osservatorio Quintavalle ha illustrato le criticità dell’azione della comunità internazionale nel Paese mediorientale e da dove si può ripartire. La discussione ha accolto poi le opinioni di diversi tra esperti, diplomatici, militari e attivisti, che hanno portato il loro punto di vista sul delicato tema del modello su cui basare le azioni di institution building.
Da parte sua, Ciarlo, ricordando che un modello universale di sviluppo non esiste, ha sottolineato però che questo deve sempre essere calibrato su valori universali, condivisi da tutti i Paesi delle Nazioni Unite. Inoltre, “i tempi dell’institution building non sono quelli di un ciclo politico di una nazione, sono molto più lunghi”, ha osservato. Ciarlo si è poi augurato che la Cooperazione Italiana – che al momento opera da Islamabad, in Pakistan – possa ritornare al più presto con i propri progetti in Afghanistan.