Niger, un approccio integrato per combattere la violenza di genere

In Niger, il Paese con il più alto tasso di natalità (6,2 bambini per donna) e di prevalenza di matrimoni precoci al mondo (76% delle ragazze si sposano prima dei 18 anni, e 28% prima dei 15 anni), le violenze basate sul genere (Vbg) sono un fenomeno fin troppo comune. Secondo uno studio del 2021 indetto dal ministero della Promozione della […]

Data:

30 Novembre 2022

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In Niger, il Paese con il più alto tasso di natalità (6,2 bambini per donna) e di prevalenza di matrimoni precoci al mondo (76% delle ragazze si sposano prima dei 18 anni, e 28% prima dei 15 anni), le violenze basate sul genere (Vbg) sono un fenomeno fin troppo comune. Secondo uno studio del 2021 indetto dal ministero della Promozione della donna e della Protezione dell’infanzia, oltre il 38% delle donne nigerine è sopravvissute alla violenza.

Per affrontare questo problema, la strategia messa in campo dal governo e dai partner di sviluppo combina la protezione delle persone sopravvissute alla violenza, la sensibilizzazione delle comunità – a partire dalle donne stesse – sui diritti delle donne, e l’empowerment socio-economico di queste ultime. Tale approccio è sposato dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo Ssviluppo (Aics) nell’ambito del programma “Iniziativa di emergenza a favore delle popolazioni vulnerabili delle regioni di Tahoua e Tillabéry”. In queste regioni, la gestione delle problematiche legate alla violenza di genere è complicata dall’intensificarsi degli episodi di violenza armata e dall’aumento della popolazione sfollata che ha messo a dura prova il sistema sanitario. Secondo una valutazione dei bisogni condotta dalle Organizzazioni della società civile (Osc) di progetto, esistono pochi servizi specializzati nel trattamento sanitario, nelle cure psicosociali e nell’appoggio giuridico alle sopravvissute alla Vbg; il personale medico non è in possesso degli strumenti (kit Pep e altre forniture mediche), né delle competenze per assistere i casi di violenza di genere. Ciò si aggiunge a problemi preesistenti quale la stigmatizzazione delle Vbg e la normalizzazione (radicata nella superstruttura religioso-tradizionale) dei matrimoni precoci e forzati, l’omertà da parte delle sopravvissute stesse, la prevalenza di sistemi extragiudiziali di risoluzione del problema (spesso incarnata in strutture patriarcali quali il capo villaggio o il consiglio degli anziani). Tutto ciò scoraggia le donne sopravvissute alla Vbg a rivolgersi ai centri di salute per chiedere aiuto.

In questo difficile contesto, l’Osc Intersos – insieme a Cisp e Cbm – interviene attraverso una serie di azioni per rafforzare le capacità degli agenti di salute, assistere ai bisogni delle sopravvissute e sensibilizzare le comunità. Il meccanismo di risposta più efficace si è rivelato essere la riabilitazione di spazi sicuri e conviviali, che permettono alle sopravvissute di accedere con sicurezza all’informazione e di sviluppare una rete di supporto per contrastare i meccanismi di esclusione e stigmatizzazione che spesso fanno seguito alle Vbg. “Grazie al lavoro di sensibilizzazione delle comunità e delle donne sopravvissute alla violenza, vediamo che le donne cominciano a prendere coscienza del problema e denunciare i casi di violenza” spiega l’agente di salute Fati Youra Saga. Si tratta di un importante lavoro di squadra, “insieme possiamo salvare delle vite”.

In parallelo, il progetto “Donne in Azione”, implementato da Acra in partenariato con Cisv Onlus e Mooriben, risponde all’aumentata richiesta di accesso al cibo, rafforzando la ownership delle donne nei processi di produzione alimentare. “L’approccio integrato” spiega la nutrizionista di progetto “permette di aumentare l’autonomia delle donne e, al contempo, garantire un’adeguata nutrizione al proprio nucleo famigliare”. Tra le attività, il progetto prevede la distribuzione di kit agricoli composti da materiale per la produzione, sementi e bestiame per 400 donne vulnerabili. Come testimonia una beneficiaria anonima di progetto, “grazie ai kit agricoli distribuiti, possiamo godere dei frutti del nostro lavoro in campagna, in particolare durante le stagioni più difficili”.

Attraverso queste iniziative, la Cooperazione italiana sta aiutando le comunità target e oltre 12.000 donne nella prevenzione delle Vbg, l’assistenza diretta a sopravvissute alla violenze ed il supporto all’empowerment socio-economica di donne vulnerabili.

Ultimo aggiornamento: 13/10/2023, 13:11