Tra il 27 febbraio e il 31 marzo scorso si è svolta la battaglia di Bucha, città dell’Ucraina settentrionale sita nell’oblast’ di Kiev. Con il ritiro delle forze russe nei primi giorni di aprile, sono emerse le violenze talmente efferate da essere considerate da molti un “massacro deliberato”, con conseguenze enormi in termini di vittime tra uomini, donne e bambini, oltre che danni materiali, sociali ed emotivi.
Tra le principali testimonianze di questi orrori, numerose ruotano intorno alle uccisioni, alle torture ed alle violenze subite da moltissime donne ucraine che hanno denunciato le atrocità ed i crimini di guerra commesse nel corso del conflitto. I racconti parlano di abusi sessuali, rapimenti e stupri sistematici usati come “strumenti” a danno soprattutto delle giovani donne, ma non solo.
In questo fragile contesto, la Cooperazione italiana sostiene il progetto realizzato da Cesvi nella municipalità di Bucha e nei villaggi circostanti, il cui obiettivo è quello di fornire beni e servizi essenziali di protezione nelle aree più colpite dal conflitto. La popolazione di Bucha, in particolare le donne ed i bambini traumatizzati dai conflitti, possono ricevere così protezione e supporto psico-sociale, sia attraverso attività di gruppo che individuali.
Inoltre, psicologi, formatori, educatori, operatori sociali – in prima linea nell’affrontare questa emergenza psico-sociale – ricevono una formazione per potenziare la loro capacità di trattare i sintomi da stress post traumatico. Sono previste delle formazioni specifiche, in particolare per gli psicologi e gli insegnanti operanti in scuole e asili, al fine di fornire strumenti per riconoscere i segnali dello stress post traumatico in donne e bambini e nei loro nuclei familiari e poterli, successivamente, mettere in contatto con i necessari servizi di assistenza presenti nel territorio.
Grazie all’acquisto di un’unità mobile composta da quattro psicologi, è inoltre possibile portare supporto psicosociale direttamente nei villaggi in modo da raggiungere le persone in condizione di maggiore vulnerabilità e isolamento, come le donne e ragazze che hanno subito violenza durante l’occupazione.